Diametralmente all’opposto

Che gli italiani abbiano opinioni diverse sia in patria che all’estero, non è, di per sé, stupefacente. Rattrista peró che chi ha vissuto l’esperienza dell’emigrazione e dell’accoglienza in una terra straniera possa mantenere un alto tasso di provincialismo nella propria lettura del mondo, e prendere, della storia passata e di quella presente, solo le briciole che confortano tale lettura ottusa. Rattrista a maggior ragione considerando che queste persone hanno importanti incarichi politici per la Repubblica Italiana.

Leggete questa  lettera dei parlamentari del MAIE:

Leggetela e siate certi che al Circolo del PD Parigi la pensiamo diametralmente all’opposto:

– Come cittadini italiani e italo-francesi ci sentiamo integrati nel Paese in cui viviamo. Condividiamo quindi oneri, onori e disgrazie al pari di tutte le altre persone che vivono insieme a noi.
– La legge sulla cittadinzanza in discussione in Italia, è rivolta a quelle persone che da lungo tempo lì vivono, studiano e lavorano. Esattamente come capitò e capita ancora oggi ai migranti Italiani. Non esiste alcuna correlazione fra la necessità di questa legge e i recenti flussi dei profughi. Nè tanto meno esiste una correlazione fra la necessità di questa legge e i tragici fatti vissuti da noi anche in prima persona.

Chi sostiene il contrario non fa che compiere un puro atto di sciacallaggio politico.

Atto che riteniamo indegno.

Se questa è Europa

Come diceva Primo Levi in Se questo è un uomo, non esistono problemi che non possano essere risolti intorno a un tavolo, purché ci sia buona volontà e fiducia reciproca.

Quello che è successo questo fine settimana a Ventimiglia è una delle pagine più brutte dell’Unione Europea. Da alcuni giorni qualche centinaio di migranti cerca disperatamente di varcare la frontiera italiana ed entrare in Francia (ma anche in Austria e Slovenia). Secondo fonti della polizia francese, nell’ultima settimana oltre mille migranti clandestini sarebbero stati rimandati in Italia. Il respingimento obbedisce formalmente al regolamento di Dublino: lo Stato membro competente all’esame della domanda d’asilo è infatti lo Stato in cui il richiedente asilo ha fatto il proprio ingresso nell’Ue, in questo caso l’Italia. Peccato che il Consiglio Europeo per i Rifugiati e gli Esuli (ECRE) e l’UNHCR, abbiano già fatto notare come il sistema in vigore non permetta una protezione equa, efficiente ed efficace, perché schiaccia su pochissimi paesi, l’Italia tra questi, l’onere di procedure lunghe e complesse.

Per noi democratici, progressisti e socialisti europei, se norme e regolamenti derogano di fatto ai valori di fratellanza, rispetto dei diritti delle persone e attenzione agli ultimi, nonché alla solidarietà tra stati membri dell’Unione Europea, occorre modificarle.

Il Circolo del Partito Democratico di Parigi :

  • Critica aspramente il comportamento mantenuto dal governo francese, con il rifiuto di fornire ospitalità ai migranti e quindi di condividere con l’Italia l’onere della risposta a questa emergenza, e lo ritiene irrispettoso verso la storia della nostra Europa e della collaborazione tra i nostri due Paesi.
  • Esprime gratitudine ai volontari della Croce Rossa che stanno distribuendo alimenti e fornendo assistenza sanitaria, in condizioni molto difficili : essi rappresentano ai nostri occhi l’Europa dei popoli a cui aspiriamo.
  • Chiede che sia risolto il caso di Ventimiglia, dando la possibilità ai profughi di circolare liberamente all’interno della zona Schengen in un vero spirito di supporto e cooperazione tra Stati europei.
  • Lancia un appello a tutti i compagni dei partiti socialisti europei per ottenere che al prossimo Consiglio Europeo sia messa all’ordine del giorno una rilettura più equa dei trattati di Dublino.

Vogliamo un’Europa giusta, solidale, umana, nella quale credere e ritrovare i valori di fratellanza e progresso. Come possiamo definirci Socialisti ed Europeisti, se poi agiamo contro i principi fondamentali dell’Europa Unita ? Come possiamo, Italiani in Francia, non far sentire con forza la nostra voce ?

 

Si c’est l’Europe

Primo Levi dans son oeuvre « Si c’est un homme » affirmait qu’il n’existe pas de problème ne pouvant être résolu autour d’une table, à condition que bonne volonté et confiance mutuelle soient là.
Ce qui est arrivé ce week-end à Vintimille représente l’une des pages les plus tristes de l’histoire de l’Union européenne. Depuis quelques jours, quelques centaines de migrants essaient désespérément de traverser la frontière italienne et de rejoindre la France (mais aussi l’Autriche et la Slovénie). Selon des sources policières, la semaine dernière la France a renvoyé vers l’Italie plus d’un millier de migrants. Ce refoulement obéit formellement au règlement du traité de Dublin: l’état membre responsable de l’examen d’une demande d’asile est l’état dans lequel le demandeur a fait son entrée dans l’Union européenne, en l’occurrence l’Italie. Mais le Conseil européen sur les réfugiés et les exilés (ECRE) et l’Agence des Nations Unies pour les réfugiés (UNHCR) ont déjà souligné à maintes reprises que le système en vigueur ne permet pas d’assurer une protection juste et efficace des migrants, car il concentre sur très peu de pays, l’Italie notamment, le fardeau de ces procédures longues et complexes.

Nous les démocrates, progressistes et socialistes européens, nous estimons que, lorsque des normes et des règlements transgressent manifestement les valeurs de fraternité et de respect pour les droits des personnes et la protection des plus démunis, ainsi que la solidarité entre les Etats membres de l’Union, ces normes et ces règlements doivent être changés.

La section du Parti Démocrate de Paris:
– Exprime une critique sévère envers le gouvernement français, vu son refus de donner de l’hospitalité aux migrants et de partager avec l’Italie ses responsabilité face à cette situation d’urgence, et considère ce comportement irrespectueux de l’histoire de notre Europe et de la collaboration entre nos deux Pays.
– Manifeste sa gratitude aux bénévoles de la Croix-Rouge qui distribuent la nourriture et fournissent des soins de santé dans des conditions très difficiles. Ces bénévoles représentent à nos yeux l’Europe des Nations à laquelle nous aspirons.
– Demande que la triste situation de Vintimille prenne fin, en permettant aux réfugiés de se déplacer librement dans l’espace Schengen dans un véritable esprit de soutien et de coopération entre tous les Etats européens.
– Lance un appel à tous les camarades des partis socialistes européens pour que soit mise à l’ordre du jour une relecture plus équitable des Traités de Dublin lors du prochain Conseil de l’Europe.

Nous voulons une Europe juste, solidaire, humaine, dans laquelle croire et où l’on puisse retrouver les valeurs fondamentales de fraternité et de progrès. 

Comment pouvons-nous nous considérer socialistes et européens convaincus si nous agissons contre les principes fondamentaux de l’Europe unie ? 

Comment pouvons-nous, Italiens en France, ne pas faire entendre fortement notre voix ?

Il dopo non-vittoria

Potremmo trovare molteplici scuse alla non-vittoria del centrosinistra. In parte è attribuibile a una legge elettorale che il centrodestra ha confezionato su misura per sfavorire in maniera sistematica il centrosinistra, giocando sulle distribuzioni geografiche profondamente diverse delle rispettive basi elettorali. Certamente il Movimento 5 Stelle ha sottratto una parte decisiva dell’elettorato del PD con una campagna populista e contestataria che ha risuonato a meraviglia in una congiuntura di profonda crisi e sofferenza socio-economica. Senza dubbio, Berlusconi, come da copione, ha compiuto una campagna di promesse demagogiche irrealizzabili, ma ad alto effetto su una buona fetta dell’elettorato.

Riguardo Bersani e la campagna del PD ? Ne riparliamo tra un momento.

Con un Senato in pratica diviso in tre e col pallino in mano a seguito della maggioranza strappata alla Camera, grandi spazi di manovra il centrosinistra non ne ha. Un pragmatismo di circostanza si impone. Nel clima attuale e viste le profonde divergenze, una ‘grande’ alleanza col centrodestra non ci appare sensata, è assolutamente impopolare colla nostra base ed è già stata amaramente sperimentata con l’esperienza del governo Monti. Inoltre si rischierebbe alla prossima tornata elettorale un’ulteriore amplificazione del successo di Grillo. Non resta che cercare un governo di minoranza che traghetti l’Italia per qualche mese e che promuova dei provvedimenti utili al paese e che riceveranno probabilmente un sostegno almeno parziale dei Grillini (riduzione del numero dei parlamentari, legge sul conflitto di interesse, stimolo all’economia…). E bisognerebbe cercare di fare una legge elettorale con una larga maggioranza con l’ambizione che questa possa durare per anni a venire, per il bene del paese e non basata su miopi interessi a corto termine. E qualora eventuali punti di intesa programmatici si esaurissero, bisognerà tornare a votare. E sarebbe consigliabile nel frattempo di rinnovare in maniera tangibile e visibile la classe dirigente del partito. Per esempio, attraverso un congresso straordinario che rinfreschi la segreteria e lo staff annesso, che definisca con urgenza una strategia chiara. Di giovani dinamici con già una certa esperienza e motivazione ce ne sono. E di primarie ? Bisogna sempre farle, per ogni tornata, senza eccezione alcuna.

E che dire dunque della campagna nazionale del PD e della sua classe dirigente attuale ? Una campagna di successo dipende molto dall’entusiasmo della base elettorale, da una narrativa incisiva che dia una prospettiva agli elettori per un futuro potenzialmente migliore. E anche da un uso intelligente dei mezzi di comunicazione. E pure da una certa spregiudicatezza nell’attaccare gli avversari. Certo, bisogna essere prudenti nel fare paragoni, ma il fatto è che negli USA Obama l’Onesto, Obama il Buono ha effettuato una campagna spregiudicata demolendo Romney senza pietà e caricaturandone molti punti deboli. E ha vinto. E ora puo’ promuovere la sua agenda progressista. Il fine giustifica i mezzi, talvolta, anche se si è di sinistra. E’ evidente che Bersani ha voluto seguire l’esempio del candidato ‘normale’ alla Hollande. Con la differenza che in Francia Sarkozy non aveva la forza mediatica di Berlusconi in Italia, era profondamente impopolare con i francesi. E in Francia c’è il sistema del doppio turno, che tanto vorremmo perché responsabilizza di più gli elettori, una gran bella differenza.

La campagna del PD è stata tremendamente non coraggiosa e proprio non vigorosa per continuare a usare questo linguaggio del non essere. Il PD avrebbe dovuto rivendicare in maniera più aggressiva certi temi condivisibili della campagna di Grillo e che potranno essere il contenuto di quella manciata di leggi che scaturiranno ipoteticamente dal futuro governo di minoranza. Bersani dice che non ha voluto ingannare gli elettori facendo false promesse. Benissimo. Ma di qui a fare una campagna deprimente-depressiva con lo slogan ‘Ragassi, non siamo mica qui a fare questo o quell’altro’ ce ne vuole. Un conto è la demagogia menzognera berlusconiana, un conto è osare con un minimo di coraggio e aggressività nel proporre una visione ottimista alla gente.

A proposito della comunicazione, come al solito ci siamo fatti surclassare da Berlusconi sulle televisioni e non solo sulle reti Mediaset. Bersani è sparito dalle televisioni per 2 settimane e ha iniziato la campagna in ritardo rispetto al centrodestra che cosi’ ha avuto tutto il tempo di ritrovare una dinamica e prendere di fatto l’iniziativa. E riguardo il Web, sarebbe bene che gli strateghi del PD studino in dettaglio quello che Grillo è riuscito a fare creando una piattaforma informatica talmente agile e ricettiva che il numero dei sostenitori è aumentato esponenzialmente in un brevissimo lasso di tempo. Il PD dovrebbe forse meditare sul modo di interagire con la propria base attivista e elettorale, superando schemi di organizzazione sul territorio forse antiquati e cercando di investirsi con più convinzione e coraggio nei nuovi mezzi di comunicazione.

E se possibile cercando di parlare con un atteggiamento meno paternalistico e un po’ più vicino alla gente. Il PD smetta di dare l’impressione di essere un partito di salotto e torni a parlare alla gente nelle piazze.

Si deve avere il coraggio di andare avanti piuttosto che andare non indietro.

Sabato 30 Giugno: l’Associazione Democratici ed il Circolo PD Parigi aderiscono al Gay Pride 2012

L’Associazione Democratici ed il Circolo PD Parigi aderiscono al Gay Pride 2012.

Mentre in Francia, con la vittoria di Hollande e della Gauche, ci si appresta a vedere ulteriormente riconosciuto il legame affettivo stabile delle coppie omosessuali, in Italia si continua a non avere posizioni chiare: ad ogni occasione in cui il tema viene posto, nascono distinguo, perifrasi, circonlocuzioni degne d’un azzeccagarbugli contemporaneo.
Questi matrimoni s’han da fare.
E’ con questo spirito che aderiamo e partecipiamo al corteo Parigino.
L’appuntamento, esteso a chiunque, è per

Sabato 30 Giugno, ore 14h30, all’uscita della stazione RER B di Port-Royal

Assisteremo al passaggio di uno spezzone del corteo proveniente da Montparnasse e diretto a Bastille per poi unirci, come vuole la tradizione: con determinazione ed allegria.

AIRE d’IMU: il danno e la beffa di essere residenti all’estero

AndIMU è tempo di pagar… si potrebbe parafrasare questo scorcio d’inizio estate italiana.

Indipendentemente da come si pensi sull’istituzione di questa nuova forma di entrata per le disastrate finanze nostrane, il pagamento dell’IMU per i chi, Italiano, risiede e lavora all’estero presenta alcuni risvolti che eufemisticamente si potrebbero definire beffardi.

Come ormai molti avranno appreso a “proprie spese” il pagamento della tassa, dovuto dai proprietari d’immobili come le abitazioni, risulta enormemente differenziato a seconda che la casa sia considerata residenza principale o meno. Concetto quest’ultimo, la cui ambiguità si presta, come di fatto sta avvenendo, ad una valanga d’interpretazioni anche nel caso in cui il proprietario possegga solo quell’abitazione.

Procediamo per gradi. Se uno ha un’abitazione in un comune dove è residente e lavora in un comune limitrofo tornando ogni giorno a casa appare scontato considerare tale abitazione come principale. Se per caso, come accade anche spesso in Italia, la persona lavora molto distante ma sempre in Italia e ci ritorna più o meno saltuariamente, credo non ci siano problemi a mantenere la stessa classificazione.

Allarghiamo però i nostri confini geografici e forse non solo quelli. Che succede se la stessa persona lavora all’estero e ci ritorna ovviamente con meno frequenza ? E qui che le cose divengono più intrigate. A priori, varcare e vivere di un centimetro oltre il confine nazionale per un periodo superiore a 6 mesi fa scattare l’obbligo, anche se non sanzionato, di iscriversi, presso il consolato di riferimento, all’AIRE (Anagrafe Italiani Residenti all’Estero).

In un tempo globalizzato come il nostro, dove la mobilità diviene sempre più accentuata e dove in Europa esiste ormai la libera circolazione delle persone (oltre che dei capitali), di fatto esitono centinaia di migliaia di persone che vivono “stabilmente” all’estero e non sono iscritte all’AIRE.

Tuttavia l’iscrizione all’AIRE sembra essere finita dentro il criterio per stabilire se un’abitazione in Italia sia da considerarsi o no principale. Il Governo Italiano investito della cosa sembra che abbia pilatescamente risolto la questione demandando ai Comuni. Il risultato, come spesso accade, é che i Comuni stanno applicando comportamenti diversi.

Una breve inchiesta fatta fra gli aderenti all’Associazione Democratici Parigi sembra avvallare questa ipotesi. È così che il comune di Torino e alcuni del Bolognese non considerano l’iscrizione all’AIRE fra le condizioni necessarie per dichiarare l’abitazione del proprietario iscritto come non principale. Diverso il caso del Comune Roseto degli Abruzzi e il mio, Triuggio in Provincia di Monza e Brianza, dove per l’IMU, prima rata almeno, si applica l’aliquota massima qualora il proprietario risulti iscritto all’AIRE.

Il risultato di questo è che ci sono proprietari che vivono e/o lavorano buona parte della loro vita all’estero e che dovrebbero pagare l’aliquota massima o usufruirne di una scontata secondo la loro iscrizione o meno al registro degli Italiani all’estero, anche se, come è noto, questo registro non rappresenta più, soprattutto in Europa, la situazione effettiva di residenza.

C’è persino di più. Esistono diverse forse contrattuali di lavoro, anche fra chi lavora all’estero. C’è ad esempio chi ha un contratto locale e paga le tasse in loco e chi, come nel mio caso, ha un contratto di distaccamento temporaneo. In questo caso lo stipendio arriva direttamente dall’Italia previa riduzione alla fonte di tutte le tasse dovute, incluse le IRPEF regionali e comunali. Esattamente come un normale cittadino Italiano, almeno fra quelli che le tasse le pagano. Tuttavia anche il distaccato ha l’obbligo d’iscrizione all’AIRE, come lo sono io del resto.

Nel mio caso ecco quindi quello che salta fuori: possiedo un’unica casa e questa sta in Italia, condivisa al 50 % con mia moglie. Io vivo all’estero e sono iscritto all’AIRE, mia moglie e miei due figli no. Dipendo da una società privata Italiana da dove ricevo lo stipendio già tassato, incluse le imposte locali sul reddito oltre che quelle legate ai servizi come la TARSU. Il 50 % della mia casa è considerata abitazione non principale e quindi devo pagare con l’aliquota massima come per le seconde case. Se non fosse per la parte di mia moglie, non avrei diritto neppure alla detrazione per i figli nonostante siano a mio carico.

Finita qua la storia? No, mi metto pure la ciliegina su questa torta indigesta. Esistono dei lavoratori distaccati che lo sono meno di altri. Si tratta di quei lavoratori distaccati dallo stato Italiano e che lavorano in Ambasciate, Consolati e altre Istituzioni. Loro non hanno obbligo d’iscrizione all’AIRE. Come me ricevono lo stipendio dal paese di origine e contrariamente alla mia la loro casa Italiana é definita quindi principale. Il danno e la beffa.

Preferirei che tutta sta faccenda fosse risolta in sede nazionale e che fosse uguale per tutti. Invece mi sa che mi toccherà sperare in un regolamento “ad personam” del mio piccolo comune brianzolo.
Niente di nuovo quindi sotto il cielo di un’altra estate italiana.
Luca Saini

Stranieri di nome, Europei di fatto


Venerdi’ 5 marzo, la federazione parigina del Partito Socialista francese ha ospitato  il dibattito «Stranieri di nome, Europei di fatto», appuntamento della campagna sull’immigrazione promossa dai Giovani Democratici.
All’incontro, organizzato dalla sezione del PD Parigi, introdotto dal Segretario Beatrice Biagini, sono intervenuti Fausto Raciti, Segretario nazionale dei GD, Khalid Chaouki, Responsabile della campagna e la candidata nelle liste del PS nell’Ile-de-France Mme Magali Vergnet.
La discussione, moderata da Barbara Revelli è partita dalla proposta dei GD per riformare la condizione dei nuovi italiani e ha toccato i vari aspetti della questione, ponendo in parallelo la situazione in Francia e nel nostro paese.
Chaouki ha presentato la proposta dei GD, tra i punti ci sono apparsi interessanti la proposta per riformare il diritto di cittadinanza, la  legge quadro sul diritto d’asilo, la cancellazione del reato di clandestinità, i fondi per le scuole elementari ad alto tasso di presenza di bambini stranieri, una nuova legge sulla libertà religiosa. La campagna, che ha coinvolto diverse province italiane, è ospitata anche su un blog del sito de L’Unità http://nuoviitaliani.blog.unita.it/
Raciti ha tenuto a sottolineare come il problema non sia solo di carattere legislativo, per tradurre le leggi in realtà, é necessario lanciare una proposta culturale alternativa, smontando i pregiudizi e le paure presenti tra molti « vecchi » italiani. La paura verso il diverso, alimentata ad arte dai mezzi di informazione, genererà uno scontro frontale tra poveri, aumentando le difficoltà attuali. E’ necessario articolare la nostra proposta in termini diversi, la questione centrale é la distribuzione delle risorse, « ricchi e poveri », non italiani e stranieri. Cosi’ facendo, rifiutando le semplificazioni e la demagogia, la società italiana potrà giungere ad un punto nuvo di integrazione di tutti i suoi cittadini, italiani vecchi e nuovi.
All’iniziativa era presente anche un delegazione dei GD Piemonte, impegnata a sostenere i candidati e le liste del PS per le elezioni regionali francesi. I GD Piemonte hanno promosso una collaborazione con il Movimento dei Giovani Socialisti Francesi, MJS, di reciproco sostegno per le elezioni regionali nei rispettivi paesi, nello spirito della collaborazione europea, sancita dall’alleanza dei Socialisti e dei Democratici. La settimana precedente infatti,  i compagni di MJS erano stati ospiti a Torino per partecipare alla campagna elettorale del PD e di Mercedes Bresso.
L’incontro, molto partecipato, ha avuto diversi contributi dal pubblico, con alcune testimonianze  personali di emigrati e  di azioni politiche sul proprio territorio.  L’immigrazione é stata utilizzata dalla destra per alimentare la paura dei cittadini, richiamando istinti di diffidenza, agitando dati falsi attraverso le televisioni e i giornali. Il Partito Democratico, i Giovani Democratici, intendono partire da una corretta informazione per costruire una proposta di integrazione che rispetti le identità di ciascuno e pretenda il rispetto delle leggi, nello spirito della solidarietà tra i cittadini, come previsto dalla nostra Costituzione.
Il PD Parigi, attraverso gli interventi di alcuni suoi aderenti , ha dato disponibilità per sostenere la campagna dei Giovani Democratici, mettendo a disposizione anche le esperienze dei numerosi italiani emigrati all’estero.

Esempi di Europa per i cittadini

Scattano i tagli per chiamate e sms in Europa: tariffe più accessibili per tutti

A partire dall’1 luglio mandare sms in roaming (cioè essendo all’estero) in tutta Europa costa solo 11 centesimi di euro IVA esclusa, con un tetto massimo di 13,2 centesimi IVA inclusa. Fare una chiamata costa al massimo 43 centesimi e riceverla non più di 19 centesimi al minuto. I tagli riguardano anche i prezzi per l’invio di email o immagini, navigazione in internet da telefonino o Pc portatile, download di film che con tariffe di circa 1 euro per megabyte (IVA esclusa).

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