25 febbraio 2013: il PD vince le elezioni, di misura, ma come sempre con il contributo decisivo degli italiani all’estero.
Ieri: il vicesegretario del PD, Enrico Letta, riceve dalle mani del Presidente della Repubblica il mandato di formare un governo.
Un simpatizzante rimasto ibernato per due mesi si sveglia oggi e lo prende per un ottimo risultato.
Poi pero’ ci chiede, perplesso: ma perché il premier non è Bersani? E perché il Presidente della Repubblica è ancora Napolitano? E perché mi dicono che i ministri saranno uomini di Monti e Berlusconi?
L’elenco delle occasioni sprecate e delle speranze infrante è cosi’ lungo che annoia anche noi, caro amico. “Lascia perdere”, ci verrebbe da dire, stremati. In più Napolitano è un uomo degno di rispetto, la situazione occupazionale e finanziaria italiana chiede risposte immediate, il nuovo premier è uomo del PD (e noi vogliamo avere fiducia nel PD), ed è vero che non è che proprio le abbiamo vinte, le elezioni, ad essere onesti…
Ma il nostro amico ci interrompe, vede le sedi del Partito occupate, schiere di militanti che consacrano ore e ore delle loro giornata a discutere, convincere, ricostruire. Vede l’impegno della base moltiplicato per dieci: “Ma cos’è successo per provocare una tale partecipazione? Erano anni che non vedevo i militanti di sinistra prendere cosi’ a cuore il loro partito! Ma è bellissimo! Finalmente! Come avete fatto?”
Caro amico, pensa un po’ che per entrambe le situazioni devi ringraziare 101 “grandi elettori” senza vergogna e una direzione senza strategia, che hanno accoltellato il progetto fondante del PD sull’altare dello status quo su cui ora si ergerà questo governo.
101 persone e una dirigenza che hanno condannato i militanti a una rabbia e una schizofrenia che si risolverà solo al congresso, ma che prima, blindato il governo col sacro mandato di Napolitano, ci toccherà vivere. Condannati a sperare, per l’Italia, che un governo che non abbiamo voluto, che non ci piace, ma di cui siamo nostro malgrado responsabili, faccia il meglio possibile.
Tu sei rimasto ibernato per due mesi, caro amico, ma noi no, abbiamo visto tutto e non dimentichiamo niente.
Tutta la segreteria del partito ha rassegnato le dimissioni e al congresso ci sarà la resa dei conti. Non tra fazioni e correnti, ma tra chi fa politica alla luce del sole e si impegna su regole condivise e chi no. E smetteremo, finalmente, di essere schizofrenici e masochisti.
Facciamo il nostro in bocca al lupo a Enrico Letta.
E soprattutto ringraziamo Debora Serracchiani per aver custodito per noi tutti, nonostante tutto e tutti, il Friuli Venezia Giulia.
La segreteria del PD Parigi