Ma il cielo è sempre più su

Vi ricordiamo l’appuntamento di venerdì 28 alle ore 19 presso il Café Le Twickenham (68, bd Saint-Germain) per la presentazione del libro di Luca Bianchi e Giuseppe Provenzano “Ma il cielo è sempre più su?”, l’emigrazione meridionale ai tempi di Termini Imerese. Proposte di riscatto per una generazione sotto sequestro. Un libro sul Meridione, un libro sull’Italia, i suoi problemi e le sue potenzialità.

Per avere una copia del libro e/o ulteriori informazioni: partitodemocraticoparigi@gmail.com

A venerdì!

PD Parigi


Info
Beatrice Biagini
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Maria Luisa Busi lascia il TG1: “Oggi l’informazione del TG1 è un’informazione parziale e di parte”

Maria Luisa Busi.
Una schiena dritta. La cosa terribile è che è sola. Sia nel senso che non sono molti i colleghi che sembrano seguirla, sia nel senso della solitudine di questa scelta.
L’associazione democratici Parigi insieme al PD Parigi è solidale con la giornalista Maria Luisa Busi.
Ripubblichiamo qui la lettera inviata dalla Busi al suo direttore, Augusto Minzolini in cui spiega perché chiede di rinunciare alla conduzione del TG1.  Dire no è possibile. Grazie Maria Luisa.
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Una scelta difficile ma obbligata

“Caro direttore ti chiedo di essere sollevata dalla mansione di conduttrice dell’edizione delle 20 del TG1, essendosi determinata una situazione che non mi consente di svolgere questo compito senza pregiudizio per le mie convinzioni professionali. Questa è per me – prosegue – una scelta difficile, ma obbligata. Considero la linea editoriale che hai voluto imprimere al giornale una sorta di dirottamento, a causa del quale il TG1 rischia di schiantarsi contro una definitiva perdita di credibilità nei confronti dei telespettatori.

Come ha detto il presidente della Commissione di Vigilanza Rai Sergio Zavoli: ‘la più grande testata italiana, rinunciando alla sua tradizionale struttura ha visto trasformare insieme con la sua identità, parte dell’ascolto tradizionale’.
Amo questo giornale, dove lavoro da 21 anni. Perchè è un grande giornale. È stato il giornale di Vespa, Frajese, Longhi, Morrione, Fava, Giuntella. Il giornale delle culture diverse, delle idee diverse. Le conteneva tutte, era questa la sua ricchezza. Era il loro giornale, il nostro giornale. Anche dei colleghi che hai rimosso dai loro incarichi e di molti altri qui dentro che sono stati emarginati. Questo è il giornale che ha sempre parlato a tutto il Paese. Il giornale degli italiani.

Il giornale che ha dato voce a tutte le voci. Non è mai stato il giornale di una voce sola. Oggi l’informazione del TG1 è un’informazione parziale e di parte.
Dov’è il paese reale? Dove sono le donne della vita reale? Quelle che devono aspettare mesi per una mammografia, se non possono pagarla? Quelle coi salari peggiori d’Europa, quelle che fanno fatica ogni giorno ad andare avanti perchè negli asili nido non c’è posto per tutti i nostri figli? Devono farsi levare il sangue e morire per avere l’onore di un nostro titolo. E dove sono le donne e gli uomini che hanno perso il lavoro? Un milione di persone, dietro alle quali ci sono le loro famiglie.

Dove sono i giovani, per la prima volta con un futuro peggiore dei padri? E i quarantenni ancora precari, a 800 euro al mese, che non possono comprare neanche un divano, figuriamoci mettere al mondo un figlio? E dove sono i cassintegrati dell’Alitalia? Che fine hanno fatto? E le centinaia di aziende che chiudono e gli imprenditori del nord est che si tolgono la vita perchè falliti? Dov’è questa Italia che abbiamo il dovere di raccontare? Quell’Italia esiste. Ma il tg1 l’ha eliminata.

Anche io compro la carta igienica per mia figlia che frequenta la prima elementare in una scuola pubblica. Ma la sera, nel TG1 delle 20, diamo spazio solo ai ministri Gelmini e Brunetta che presentano il nuovo grande progetto per la digitalizzazione della scuola, compreso di lavagna interattiva multimediale.
L’Italia che vive una drammatica crisi sociale è finita nel binario morto della nostra indifferenza. Schiacciata tra un’informazione di parte – un editoriale sulla giustizia, uno contro i pentiti di mafia, un altro sull’inchiesta di Trani nel quale hai affermato di non essere indagato, smentito dai fatti il giorno dopo – e l’infotainment quotidiano: da quante volte occorre lavarsi le mani ogni giorno, alla caccia al coccodrillo nel lago, alle mutande antiscippo.

Una scelta editoriale con la quale stiamo arricchendo le sceneggiature dei programmi di satira e impoverendo la nostra reputazione di primo giornale del servizio pubblico della più importante azienda culturale del Paese. Oltre che i cittadini, ne fanno le spese tanti bravi colleghi che potrebbero dedicarsi con maggiore soddisfazione a ben altre inchieste di più alto profilo e interesse generale.
Un giornalista ha un unico strumento per difendere le proprie convinzioni professionali: levare al pezzo la propria firma. Un conduttore, una conduttrice, può soltanto levare la propria faccia, a questo punto. Nell’affidamento dei telespettatori è infatti al conduttore che viene ricollegata la notizia. È lui che ricopre primariamente il ruolo di garante del rapporto di fiducia che sussiste con i telespettatori.

I fatti dell’Aquila ne sono stata la prova.
Quando centinaia di persone hanno inveito contro la troupe che guidavo al grido di vergogna e scodinzolini, ho capito che quel rapporto di fiducia che ci ha sempre legato al nostro pubblico era davvero compromesso. È quello che accade quando si privilegia la comunicazione all’informazione, la propaganda alla verifica.

Ho fatto dell’onestà e della lealtà lo stile della mia vita e della mia professione. Dissentire non è tradire. Non rammento chi lo ha detto recentemente.
Pertanto:

1) respingo l’accusa di avere avuto un comportamento scorretto. Le critiche che ho espresso pubblicamente – ricordo che si tratta di un mio diritto oltre che di un dovere essendo una consigliera della FNSI – le avevo già mosse anche nelle riunioni di sommario e a te, personalmente. Con spirito di leale collaborazione, pensando che in un lavoro come il nostro la circolazione delle idee e la pluralità delle opinioni costit uisca un arricchimento.

Per questo ho continuato a condurre in questi mesi. Ma è palese che non c’è più alcuno spazio per la dialettica democratica al TG1. Sono i tempi del pensiero unico. Chi non ci sta è fuori, prima o dopo.

2) Respingo l’accusa che mi è stata mossa di sputare nel piatto in cui mangio. Ricordo che la pietanza è quella di un semplice inviato, che chiede semplicemente che quel piatto contenga gli ingredienti giusti. Tutti e onesti.
E tengo a precisare di avere sempre rifiutato compensi fuori dalla Rai, lautamente offerti dalle grandi aziende per i volti chiamati a presentare le loro conventions, ritenendo che un giornalista del servizio pubblico non debba trarre profitto dal proprio ruolo.

3) Respingo come offensive le affermazioni contenute nella tu a lettera dopo l’intervista rilasciata a Repubblica, lettera nella quale hai sollecitato all’azienda un provvedimento disciplinare nei miei confronti: mi hai accusato di ‘danneggiare il giornale per cui lavoro’, con le mie dichiarazioni sui dati d’ascolto.
I dati resi pubblici hanno confermato quelle dichiarazioni.
Trovo inoltre paradossale la tua considerazione seguente: ‘il tg1 darà conto delle posizioni delle minoranze ma non stravolgerà i fatti in ossequio a campagne ideologiche’. Posso dirti che l’unica campagna a cui mi dedico è quella dove trascorro i week end con la famiglia. Spero tu possa dire altrettanto.

Viceversa ho notato come non si sia levata una tua parola contro la violenta campagna diffamatoria che i quotidiani Il Giornale, Libero e il settimanale Panorama – anche utilizzando impropriamente corrispondenza aziendale a me diretta – hanno scatenato nei miei confronti in seguito alle mie critiche alla tua linea editoriale. Un attacco a orologeria: screditare subito chi dissente per indebolire la valenza delle sue affermazioni.
Sono stata definita ‘tosa ciacolante – ragazza chiacchierona – cronista senza cronaca, editorialista senza editoriali’ e via di questo passo.
Non è ciò che mi disse il Presidente Ciampi consegnandomi il Premio Saint Vincent di giornalismo, al Quirinale. A queste vigliaccate risponderà il mio legale. Ma sappi che non è certo per questo che lascio la conduzione delle 20.

Thomas Bernhard in Antichi Maestri scrive decine di volte una parola che amo molto: rispetto. Non di ammirazione viviamo, dice, ma è di rispetto che abbiamo bisogno.
Caro direttore, credo che occorra maggiore rispetto. Per le notizie, per il pubblico, per la verità. Quello che nutro per la storia del TG1, per la mia azienda, mi porta a questa decisione. Il rispetto per i telespettatori, nostri unici referenti. Dovremmo ricordarlo sempre. Anche tu ne avresti il dovere.

E la scuola?

Vorrei ringraziare Beatrice di aver condiviso con tutti noi i documenti  preparatori dell’Assemblea del PD del 21 maggio.  E approfitto per fare una domanda: ma dov’è la formazione? Ci sono ricerca e università, ma dov’è la formazione dai 3 ai 99 anni? In un documento sulla formazione rientra la scuola, rientra internet, rientrano le offerte formative per la riqualifica dei lavoratori. Dov’è il documento?

L’Italia è un paese becero e ignorante, diviso perché ignorante, cattivo perché ignorante, povero perché ignorante. E noi non diciamo una parola sulla scuola e sulla formazione informale? In Francia si strappano i capelli quando leggono il rapporto PISA dell’OCDE sulla situazione della loro scuola, e noi? Sereni. Siamo messi peggio della Francia, ma sereni. Le nostre bambine vogliono fare le veline: e noi sereni. I maschi vogliono diventare come Corona? Sereni. E guai a dire una parola sul fatto che la gente è rimbecillita dalla TV, ignorante e rimbecillita. Per carità, il cliente ha sempre ragione. Gli italiani sono un popolo meraviglioso.

Elena Pasquinelli

Indennità: il vero problema è la diminuzione del lavoro parlamentare (Andrea Garnero)

Due cose sui lavori alla Camera e indennità. Copio incollo dal facebook dell’onorevole PD Massimo Fiorio:

Anche oggi la camera si è riunita per non lavorare. Alle 17.30 è stato comunicato che i lavori dovranno riprendere domani. Oggi dunque solo interrogazioni in commissione. non è possibile.
Il Parlamento lavora poco. Sempre meno. La produzione legislativa, che tuttora è l’attività principale delle Camere, sta crollando. Da settembre scorso le sedute con votazioni a Montecitorio hanno occupato una media di dieci ore settimanali. Non si è mai andati oltre le due giornate e mezzo di lavoro: e il calo di produttività ha contagiato e rallentato le stesse commissioni. In Senato, ad aprile, le votazioni sono state concentrate in sole sei sedute. e’ in atto una delegittimazione del Parlamento mai vista. Tutto ciò non è casuale, qualcuno vuole eliminare un pezzo di democrazia.

Il Parlamento non lavora poco perché i parlamentari non hanno voglia (forse anche), ma soprattutto perché il Governo lo ritiene inutile e fastidioso e meno lavora e meglio è. La rivolta anti-casta andrebbe canalizzata per bene, contro i veri colpevoli. Non in maniera generalizzata alla Grillo e Stella (vedi la storia dei biglietti dell’Inter): facciamo i nomi e scopriremo magari che la maggior parte dei deputati magari è onesta e piena di iniziative.

Sulla proposta di Elena: i GD del Piemonte stanno facendo una battaglia all’interno del PD Piemontese per costituire un fondo di solidarietà per aiutare il PD nelle aree marginali dove non ci sono deputati, consiglieri regionali, sindaci a tenere in piedi il partito. Mi sembra una questione base a livello nazionale, forse anche più necessaria di giornate di formazione. In intere parti del paese, le sezioni non ce la fanno. La Lega paga i propri segretari locali che fanno solo quello tutto il giorno e percorrono il territorio a destra e manca.

Andrea

Due giorni lavorativi

Parlamento-vuoto.jpg

Riprendo un’idea che ho lanciato ieri sera durante la riunione del circolo parigino del PD.
Si parlava di primarie, e del fatto che le primarie permettono di caratterizzare il PD come un partito diverso. Ora per me, un partito diverso – più che partito delle primarie – è un partito attento alla moralità, preparazione, e vicinanza al territorio dei suoi dirigenti e rappresentatnti istituzionali.
L’idea era: ma perché in effetti non cercare di guadagnarsi questa immagine del partito diverso,  magari grazie a dei messaggi “demagogici”, capaci di  mostrare la vicinanza alla gente che vive la difficoltà della crisi. Proponevo che si tornasse al vecchio: il decurtamento alla base del 50% dello stipendio di parlamentare. Sono pienamente convinta che sarebbe un atto buono e giusto e capace di svegliare l’attenzione di tanti votanti sopiti.
Naturalmente, altri messaggi (ma intendo fatti, non annunci) forti si dovrebbero accompagnare a quello che è un semplice gesto simbolico, che so: nessun condannato per corruzione o per associazione malavitosa potrà aspirare a cariche nel partito, interne e esterne; ogni indagato deve attendere la fine del proprio processo prima di candidarsi, per non rischiare di inquinare le indagini se eletto. Gesti simbolici tutti interni al PD.
Penso a questo e poi scopro che in ogni modo, di tempo per ragionare su queste cose ai parlamentari ne resta in abbondanza:
Per carità, saranno tutti impegnati in commissioni, o a studiare.
Ma allora mi dico, perché non avanzare la proposta seguente:
Le aule del Parlamento, nei giorni senza votazioni (lunedi e venerdi non ce ne sono mai) diventano aule per la formazione.
Sappiamo bene che i parlamentari italiani non sono, è il minimo che si possa dire, terribilmente informati. Gli chiedi del Darfur e rispondono che loro non ci mangiano a Carrefour perché i fast food in Italia non prendono.
Benissimo: e che uno deve essere un politico di mestiere, uno che sa tutto degli altri sistemi politici, della vita in Darfur, o di instituzioni, per essere eletto? Non basta che sia onesto? Ma certo (ma magari); pero’ allora, in questo caso, almeno la preparazione diamogliela una volta che arriva in parlamento.  Diciamo che una parte del suo stipendio gli viene decurtata e spesa in formazione, per lui, e quindi per il paese.
Siamo o non siamo la società della conoscenza? E che solo i politici che la governano devono rimanere ignoranti?
Facciamo una proposta di legge e intanto facciamo vedere come si fa: i parlamentari del PD si decurtano lo stipendio e aprono una cassa formazione, formazione alla quale tutti i parlamentari del PD sono tenuti a partecipare, ma aperta anche agli altri parlamentari: due giorni a settimana un professore universitario diverso, un ambasciatore straniero, un esperto in nuove tecnologie viene a parlare e a fare lezione ai politici.
E se poi nessuno si vuole più candidare nel PD? Finirà che si candideranno quelli che non lo fanno per i soldi o per la pensione.
Elena Pasquinelli

Referendum sull’acqua: un sostegno dalla Francia

E’ partita in Italia la raccolta delle firme a sostegno dei tre referendum che chiedono l’abrogazione di alcune norme di legge disciplinanti il servizio di distribuzione dell’acqua.

La raccolta, cominciata il 24 Aprile 2010 e per una durata di tre mesi, è sostenuta da un vasto schieramento di associazioni sociali, culturali e politiche.

I tre quesiti depositati chiedono l’ abrogazione di alcune norme di legge, introdotte a partire dal 2006, che sostengono l’ingresso di soggetti privati nelle gestione dei servizi di distribuzione dell’acqua. In particolare, l’ultima norma approvata in ordine di tempo e contenuta nella legge 166 del 20 Novembre 2009 impone agli attuali gestori a totale capitale pubblico di affidare il servizio entro il 2011 a società private o miste con una presenza minima del privato del 40%.

Il Partito Democratico e l’Associazione Democratici di Parigi ritengono che il servizio della distribuzione dell’acqua :

  • Sia fra quelli da ritenersi essenziali per le famiglie
  • Non sia sufficentemente liberalizzabile, tale cioé da poter garantire, tramite libera conconcorrenza, una scelta plurale e rapidamente modificabile da parte dei consumatori.
  • Abbia una valenza economica e sociale che deve restare a beneficio e gestione locale.
  • Sia largamente incompatibile con la presenza di capitale privato volto, per sua legittima natura, alla realizzazione del profitto.

Per questo il Partito Democratico e l’Associazione Democratici di Parigi aderiscono alla campagna referendaria sia a sostegno della raccolta delle firme sia, eventualmente, a sostegno per il voto affermativo di abrogazione.

Nell’auspicio che i referendum siano sostenuti dal più largo schieramento possibile in Italia ed all’estero, si fa appello a tutte le associazioni ed alle singole persone presenti in Francia ed in Île de France affinchè si costituisca, un coordinamento locale volto a sostenere i quesiti nelle forme e nella modalità che si riterranno più opportune.

Parigi, 10 Maggio 2010.

Per contattarci scrivere a

partitodemocraticoparigi@gmailcom

o lasciare un recapito nelle pagine WEB dove questo testo appare.

Sito ufficiale del Comitato Promotore in Italia:

http://www.acquabenecomune.org/raccoltafirme/index.php

PD Parigi: prossima riunione martedi 18 maggio 19,30

Buongiorno,

la prossima riunione del PD Parigi e dell’Associazione Democratici Parigi si terrà ilmartedi 18 maggio alle ore 19,30 presso la Fédération de Paris du Parti socialiste 32 rue Alexandre Dumas
75011 Paris


con il seguente ordine del giorno:

  • eventi maggio-giugno (22-5 film e dibattito lotta alla mafia; 28-5 presentazione libro Provenzano; 17-6 Lorella Zanardo a Parigi; 19-5 forum associazioni e festa della rosa);
  • assemblea del Partito Democratico del 21, 22 maggio: statuto della Circoscrizione estero e modifiche allo statuto nazionale;
  • progetto energia;
  • progetto dibattito on line burqa;
  • rinvio del rinnovo dei comites e voto estero;
  • varie ( presentazione libro B.Tobagi,  giornata italiana alla Maison de l’ Europe, Festa della Repubblica, festa estiva di fine anno,… altre proposte fatte in passato).

In allegato troverete i due volantini per le iniziative del 22 maggio con Libera/Flare, Anteprima e il Collettivo 5.12 e del28 maggio con la presenza degli autori del libro “Ma il cielo è sempre più su”. Grazie di diffondere ai vostri contatti.
Sperando di vedervi martedi sera,
a presto
PD Parigi

Nawal El Saadawi

Segnalo un articolo comparso sull’Unità, a proposito di veli ma soprattutto di diritti e corpo delle donne
http://archivio2.unita.it/v2/carta/showoldpdf.asp?anno=2010&mese=05&file=06CUL38a

E vi segnalo anche il sito internet di
autrice dell’articolo.

Qualche citazione, per capire di cosa si tratti:
La violenta opposizione contro i diritti delle donne e dei poveri è universale, e non un fenomeno particolare della regione araba o dei paesi islamici.
Il concetto di verginità è insito nell’ebraismo e nel cristianesimo. Per esempio, la Vergine Maria è la madre ideale, e le suore portano il velo. La pratica di coprire le donne con il velo in Europa era limitata tradizionalmente alle comunità ebraiche e a quelle islamiche. Oggi, è sempre più comune tra i migranti islamici che vivono in Olanda, in Francia, in Inghilterra, in Belgio e in altri paesi.

Nawal El Saadawi parla anche dell’inganno del relativismo culturale (almeno il cattivo uso di questo concetto), a cui ci si appella troppo spesso per giustificare menomazioni fisiche e mentali imposte alle donne riconducendole a scelte religiose e culturali.
Mi pare un ulteriore messaggio che va nella direzione di una seria presa in considerazione dell’ipocrisia a) di chi pensa che la donna sia “velata” solo dall’Islam; b) di chi pensa che l’appello a cultura e religione possa giustificare qualunque atto di disprezzo della libertà altrui, qualunque soperchieria e imposizione.

Elena