L’incontro organizzato ieri a
Bruxelles ha regalato moltissimi spunti, e soprattutto ha mostrato come gli italiani all’estero siano una enorme risorsa per il paese. Vi offro qui un piccolo riassunto, per condividere alcune impressioni e per rendere partecipe chi non è potuto esserci.
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La prima parte è stata dedicata dedicata all’Europa in crisi ed alla fine del progressismo. Insomma un’introduzione ampia sulle sfide del momento per l’università italiana, dettate dalla crisi e non solo.
Il messaggio da loro lanciato riprende il titolo dell’evento “Qui si fa l’Europa o si muore” sottolineando come la crisi trovi le sue origini nell’incompletezza della struttura istituzionale europea, che presenta ancora oggi una unità monetaria senza unità fiscale e politica.
– Ad un ultima nota maligna verso la Germania (che in effetti sembra uscire quasi rafforzata dagli ultimi eventi a detta dei Quattro gatti) risponde
Daniel Gros che è il primo a parlare di
società civile e corruzione. A parità di altri indicatori di performance (flessibilità, competitività etc.) la corruzione (in termini di governance e trasparenza) è l’unico parametro in cui l’Italia si trovi significativamente sotto la media OCSE (per chi volesse approfondire Gros ha pubblicato un lavoro sull’impatto della corruzione sulla crescita italiana qualche mese fa su
http://www.voxeu.org/index.php?q=node/7246)
Il Panel reagisce agli stimoli dei discorsi introduttivi, tra gli interventi più interessanti:
– il fenomeno dei NEET (Not in Employment Education or Traning) si conferma come una delle emergenze del paese. l’Italia è il primo tra i paesi europei per numero di giovani che pur avendo abbandonato corsi di studio o di formazione non entrano nel mondo del lavoro.
– Alessia Mosca si lancia in un discorso appassionato sulla necessità di formare gli Stati Uniti d’Europa
– Marco Simoni riprende invece il secondo argomento della sessione, la crisi del progressismo, e nota come il tema della diseguaglianza sia uscito dal dibattito elettorale. Perché i partiti escludono questo tema sociale così attuale dalle proposte di politica economica? Simoni risponde che le diseguaglianze moderne sono cambiate, e riguardano principalmente la diversità di trattamento tra precari e datori di lavoro, tra Nord e Sud del paese e pertanto faticano ad essere incorporate in politiche di partito.
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Il secondo Panel era quello che invece vedeva la partecipazione del nostro presidente sul tema del Brain Circulation. Doppia analisi della questione dunque, non soltanto (1) del fenomeno crescente dei giovani italiani che vanno a formarsi all’estero ma anche (2) della mancanza di giovani stranieri che vengono a studiare in Italia.
Tra le manovre più urgenti:
– il riconoscimento del titolo di studio
– il rientro dei ricercatori
– la mobilità dei docenti
– modelli Master and Back
Viene quindi introdotta il famoso disegno di legge “contro-esodo” e
– l’Onorevole Berlinguer ci racconta dell’ultimo proposta del PE per il recupero del processo di Bologna per l’equiparazione dei titoli di studio (approvato questa settimana)
– Paolo Balduzzi presenta le sue ricerche su “l’Italia diffusa”, il fenomeno che vede giovani talenti, studenti, artisti e professionisti e l’impatto di questo fenomeno sul sistema economico italiano.
– Paolo Falco della Fonderia Oxford (think tank di giovani italiani a Oxford) si sofferma invece su i problemi di equità : al momento attuale solo i giovani di una certa classe sociale riescono ad andare all’estero ed a rimanerci. Nel momento in cui questi potranno tornare, con gli strumenti previsti dal contro esodo (ex: detassazione dello stipendio per i ricercatori che tornano nelle università Italiane) questi saranno ancora più avvantaggiati rispetto agli altri rimasti in Italia.
(personalmente, penso che la questione dell’equità nella formazione sia importante e mi stupisco che sia stato lui ad averne parlato per primo, ma gli strumenti sicuramente non si trovano nella legge contro esodo, sono altri (ex: borse di studio, progetti territoriali) i mezzi per rispondere a questo problema che ci troveremo presto a dover affrontare, e sarebbe interessante poterne discutere)
– Il nostro presidente conclude, rianimando una platea e riaffermando (nonostante l’ora tarda) l’attualità del progetto di legge presentato nel 2008, che rappresenterebbe un primo punto di scardinamento di un sistema baronale, corrotto e iniquo che assonna le università Italiane. Riassumo per coloro che non c’erano martedì, grazie a questa proposta che incentiva tramite una leva fiscale il rientro di docenti e ricercatori dall’estero si romperebbe all’apice quel circolo vizioso che vuole che per diventare ordinari in Italia si debba svendere l’anima ad un barone per 10anni e che impedisce l’introduzione di qualsiasi criterio meritocratico all’interno dell università italiane.
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Insomma un incontro più che interessante, in cui gli italiani all’estero mostrano ancora una volontà chiara e forte di lavorare per il paese. Internet ha permesso negli ultimi anni la nascita di gruppi di Italiani che scrivono e lavorano per l’Italia e che erano tutti presenti. Un fenomeno che non deve passare inosservato.
Spero di non essere stata troppo lunga, vi auguro un buon weekend e spero di vedervi alla prossima riunione!
Un caro saluto,
Giulia