Il costoso calendario elettorale: 200 milioni di euro (più del costo della Social Card) per uccidere il referendum

Come sappiamo, la decisione attuale è di avere questo calendario
elettorale in Giugno:

– 6/7 amministrative (primo turno) + europee

13/14 referendum elettorale

20/21 amministrative (eventuale secondo turno)

Non notate qualcosa di strano? Avendo già due turni di elezioni,
bisognava proprio mettere il referendum a panino tra le due elezioni?

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Nando Dalla Chiesa: réponse à B.H. Lévy sur le cas Battisti

Nous publions ce court texte de Nando Dalla Chiesa en réponse à un article de B.H. Levy. Les partis de gauche et notamment le PCI, on l’oublie bien trop souvent, ont été en première ligne dans la lutte contre les terrorisme. Nous souhaitons un débat, en France, plus au jour des données historiques.

Les terroristes ne sont pas des héros romantiques

Nando Dalla Chiesa
http://archivio.unita.it/v2/gol/viewer.asp?Pag=21&G=24&M=02&A=2009&foliazione=47&startpag=0&sezione=naz
Tiré de L’Unità, 24 février 2009.

“Je suis tout à fait d’accord avec la phrase de B.H. Lévy: “Les principes n’admettent pas d’exceptions”. C’est bien ça. Si quelqu’un tue en Italie une ou plusieurs personnes il purge sa peine suivant les procédures et les mesures prévues par la loi italienne. sans exceptions. Et cela même s’il a des amis ou il peut vanter des protections et des sympathies auprès des élites intellectuelles françaises.

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Umberto Veronesi, Andrea Camilleri, Stefano Rodotà, Paolo Flores d’Arcais: Gli emendamenti del Pd sulla legge “fine-vita” non sono una mediazione, sono una resa.

Riprendiamo e sottoscriviamo l’appello pubblicato da Micromega:

“Stimato onorevole Franceschini,
appena eletto segretario del Partito democratico, lei ha fatto riferimento alla laicità come valore irrinunciabile del suo partito, in quanto valore irrinunciabile della carta costituzionale. Il banco di prova della coerenza pratica rispetto a questa affermazione è costituito dall’atteggiamento che il suo partito assumerà nella discussione sulla legge cosiddetta “fine-vita”.
Laicità significa che nessuna convinzione religiosa o morale viene imposta per legge da un gruppo di persone, per quanto ampio, alla totalità dei cittadini. E questo vale più che mai per quanto riguarda ciò che è più proprio di ciascuno, che fa anzi tutt’uno con la propria esistenza, la sua stessa vita, e la parte finale di essa.
E infatti la Costituzione della Repubblica nel suo articolo 32, e la convenzione di Oviedo ratificata dall’Italia, la legge sul servizio sanitario nazionale, e numerose e univoche sentenze della Cassazione negli ultimi anni, stabiliscono in modo tassativo che nessun cittadino può essere sottomesso a “interventi nel campo della salute” senza il suo consenso (debitamente informato) e che tale consenso può essere ritirato in qualsiasi momento. La convenzione di Oviedo evita ogni distinzione tra “cure” e altri interventi (“di sostegno vitale”, ecc.) proprio perché non si possa giocare sulle parole e violare così il diritto del paziente di rifiutare qualsiasi trattamento medico e/o ospedaliero (tranne che per gli eccezionali motivi di sicurezza pubblica: epidemie, vaccini e simili).
Sulla propria vita, insomma, può decidere solo chi la vive, e nessun altro. Questo l’abc della laicità che l’Europa tutta ha adottato in campo medico, confermando l’essenzialità del consenso informato nell’articolo 3 della carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea.
Il disegno di legge Calabrò distrugge tale diritto. All’art. 2, comma 2 dice infatti: “L’attività medica, in quanto esclusivamente finalizzata alla tutela della vita e della salute, nonché all’alleviamento della sofferenza non può in nessun caso essere orientata al prodursi o consentirsi della morte del paziente, attraverso la non attivazione o disattivazione di trattamenti sanitari ordinari e proporzionati alla salvaguardia della sua vita o della sua salute, da cui in scienza e coscienza si possa fondatamente attendere un beneficio per il paziente”.
Il che significa che Piergiorgio Welby non potrebbe far disattivare il respiratore artificiale, e che Luca Coscioni non avrebbe potuto rifiutare la tracheotomia, e che l’amputazione di un arto che va in gangrena diventerebbe coatto, e così la trasfusione di sangue anche a chi la rifiuta per motivi religiosi (tutti rifiuti garantiti oggi dalla legge e più volte applicati fino al “prodursi della morte del paziente”).
Non basta. L’articolo 5 comma 6 stabilisce che “Alimentazione ed idratazione, nelle diverse forme in cui la scienza e la tecnica possono fornirle al paziente, sono forme di sostegno vitale e fisiologicamente finalizzate ad alleviare le sofferenze e non possono formare oggetto di Dichiarazione Anticipata di Trattamento”. In tal modo il cosiddetto testamento biologico diventa una beffa. Qualsiasi cosa abbia stabilito il cittadino, davanti a un notaio e reiterando le sue volontà ogni tre anni, il sondino gli sarà messo in gola a forza. I medici delle cure palliative hanno del resto spiegato drammaticamente che alimentazione e idratazione non alleviano ma moltiplicano e intensificano le sofferenze nei malati terminali. Queste sofferenze aggiuntive, che è difficile non definire torture in malati in quelle condizioni, diventano con questa legge obbligatorie.
E’ evidente il carattere anticostituzionale di tale legge, ma anche il suo carattere semplicemente disumano. Purtroppo gli emendamenti proposti dal suo partito (primo firmatario Anna Finocchiaro) lasciano intatta la violenza dell’articolo 2 comma 2, e aprono solo un modesto spiraglio rispetto a quella dell’articolo 5 comma 6. Non parliamo della cosiddetta “mediazione” di Rutelli, praticamente indistinguibile dal disegno di legge della maggioranza, e che non a caso è stata benevolmente accolta dall’on. Quagliariello.
Il Partito democratico aveva il suo progetto di legge da anni, e con tale programma andò alle elezioni che portarono al secondo governo Prodi: la legge firmata da Ignazio Marino. Ogni passo indietro rispetto a tale proposta sarebbe una rinuncia pura e semplice ai diritti elementari sanciti dalla Costituzione, dalla convenzione di Oviedo, dalle sentenze della Cassazione.
Abbiamo letto che il suo partito sarebbe comunque orientato a dare ai suoi parlamentari “libertà di coscienza” al momento del voto. Ci sembra che tale atteggiamento sia frutto di un fraintendimento molto grave.
Se venisse presentato un disegno di legge che stabilisce la religione cattolica come religione di Stato, proibisce il culto ai protestanti valdesi e obbliga gli ebrei a battezzare i propri figli, sarebbe pensabile – per un partito politico che prenda sul serio la Costituzione – lasciare i propri parlamentari liberi di “votare secondo coscienza”, a favore, contro, astenendosi? O non sarebbe un elementare dovere, vincolante, opporsi a una legge tanto liberticida?
La legge ora in discussione sulle volontà di fine vita è, se possibile, ancora più liberticida (e disumana) di quella sopra evocata. Non costringe al battesimo forzato, costringe al sondino forzato, al respiratore forzato, a qualsiasi accanimento che prolunghi artificialmente una vita che, per la persona che la vive, non è più vita ma solo tortura. Peggiore quindi della morte.
In ogni caso la libertà di coscienza del parlamentare non può essere invocata per violare e cancellare la libertà di coscienza delle persone.
Siamo certi perciò che nulla di tutto questo accadrà, e che in coerenza con il valore della laicità da lei riaffermato, il Partito democratico non tollererà scelte che violino, opprimano e vanifichino l’elementare diritto di ciascuno sulla propria vita.”

Andrea Camilleri
Paolo Flores d’Arcais
Stefano Rodotà
Umberto Veronesi

(25 febbraio 2009)

Cambiamenti climatici: cause naturali e cause antropiche. un incontro organizzato dal PD Parigi

Il  6 Marzo 2009 alle ore 18:30, nella sala Fer à Cheval della Marie del XIII Arr. a Parigi, si terra’ un incontro con Franco Prodi , professore ordinario di fisica dell’atmosfera all’Università di Ferrara, sul tema:

Cambiamenti climatici: cause naturali e cause antropiche

In un contesto in cui media e politica si impossessano del tema del riscaldamento del pianeta alimentando confusioni sulle basi oggettive della discussione, l’incontro si propone di fare chiarezza, dando gli elementi di base per orientarsi e rivendicando il primato della conoscenza scientifica.
Partendo dal “sistema clima”, descritto nelle sue fondamenta fisiche, la presentazione descriverà i grandi cicli climatici del passato e la variazione del riscaldamento negli ultimi due secoli del clima storico, presentando gli aspetti che ancora devono essere approfonditi per arrivare ad una conoscenza che permetta la previsione degli andamenti futuri.

Franco Prodi è nato a Reggio Emilia nel 1941. Laureato in Fisica nel 1963 all’Università di Bologna ha spostato i suoi interessi scientifici dalla fisica dello stato solido alla Fisica dell’Atmosfera in occasione del Servizio Militare prestato come ufficiale del S. Meteorologico dell’Aeronautica Militare. Ricercatore del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 1967 al 1987 negli istituti che si occupano di ricerche atmosferiche, ha diretto l’Osservatorio sui Fenomeni Grandinigeni di Verona (1970-1975), il FISBAT di Bologna (Ist. sullo studio della Fisica dell’Alta e Bassa Atmosfera, 1985-1993) e l’ISAC (Istituto per le scienze dell’Atmosfera e del Clima, con sede a Bologna e sezioni a Roma, Lecce, Torino, Padova e Cagliari, 2002-2008).
Ha svolto l’ insegnamento universitario, avendo conseguito la libera docenza in Meteorologia nel 1971, prima come incaricato all’Università di Modena (1970-1987), poi dal 1987 a tutt’oggi come professore ordinario di Fisica dell’Atmosfera all’Università di Ferrara.
Ha trascorso vari periodi di ricerca presso il National Center for Atmospheric Research di Boulder (Colorado, USA). E’ stato membro della Commissione internazionale di Fisica delle Nubi e delle Precipitazioni (ICCP) della IUGG (International Union of Geodesy and Geophysics). E’ nel board di alcune riviste scientifiche internazionali.
Il campo di ricerca principale è la fisica delle nubi e delle precipitazioni, con particolare riguardo alla formazione della grandine, alla fisica dell’aerosol, ai bilanci di radiazione, alla radarmeteorologia dei temporali grandinigeni, alla meteorologia da satellite, alle previsioni di nowcasting.
Ha pubblicato più di cento lavori su riviste scientifiche internazionali.

Assemblea PD: Voci dal PD Parigi

Abbiamo raccolto una selezione dei messaggi che in questi giorni discutono sulla nostra mailing list la questione delle dimissioni di Veltroni e della nuova direzione:

Barbara Revelli:

Questa sera mi è giunta la conferma che l’Assemblea Costituente si riunirà a
Roma sabato 21 febbraio, alle 10.00.
Nell’attesa di scoprire la versione definitiva dell’ordine del giorno, molte
sono le perplessità e i dubbi che affollano la mia mente di fronte alla
necessità di decidere, stante le dichiarazioni rilasciate oggi dalla
Finocchiaro, se

a. eleggere direttamene in Assemblea il nuovo Segretario, il quale  deciderà i
tempi entro i quali organizzare il Congresso
b. Votare per l’organizzazione immediata di nuove primarie (ma quali primarie?)

Parlando oggi con Riccardo, ci siamo posti alcune domande:

1. La prossima Assemblea Costituente sarà nuovamente chiamata alla semplice
ratifica di accordi e compromessi raggiunti altrove ?

Come ho già avuto modo di raccontarvi più volte, eccezion fatta per il lavoro
attivo e costruttivo che il gruppo dei costituenti eletti nella ‘circoscrizione
estero’ ha avuto il privilegio di svolgere (proposte; riunioni; dibattiti;
emendamenti), l’Assemblea Costituente Nazionale è un organismo progressivamente
caduto in disuso. I lavori dell’ultima Assemblea Costituente (giugno 2008) sono
stati disertati dalla maggioranza degli aventi diritto (800 presenti circa su
2800 eletti). L’entusiasmo delle prime due riunioni (ottobre 2007 e febbraio
2008) e la speranza che l’Assemblea Costituente potesse attivamente contribuire
alla costruzione di un nuovo soggetto politico, hanno lasciato gradualmente il
posto alla disillusione e a un sentimento di frustrazione. Questo triste ruolo
al quale era predestinata l’Assemblea Costituente era in gran parte inscritto
nella scelta di andare alle primarie del 14 ottobre 2004 con liste bloccate.
Sin qui il ruolo dell’Assemblea Costituente si è esaurito nella ratifica di una
direzione nazionale, di uno statuto, di un codice etico, di un manifesto sui
contenuti dei quali (laicità, struttura del partito, ecc.) solo una cerchia
molto ristretta è stata chiamata ad esprimersi. Risultato: l’Assemblea
Costituente è disertata dalla maggior parte degli eletti e il gruppo dirigente è
sempre più diviso sull’identità del partito, sulla linea politica e sul sistema
delle alleanze.
Questa sera, alla domanda sul percorso che il PD dovrà intraprendere nelle
prossime settimane, Bersani rispondeva: « È necessario valutare i tempi e le
forme per una discussione approfondita e di questo si occuperà l’assemblea, che
è sovrana ». Non resta quindi che sperare che, sabato, l’Assemblea Costituente
“sovrana” non sia chiamata a ratificare una sintesi discussa e elaborata
altrove.

2. Cosa votare?

Come già annunciato a Riccardo, io voterò solo se i membri eletti dell’Assemblea
Costituente saranno chiamati ad alzare la mano per ‘scegliere’ tra le opzioni
che saranno messe all’ordine del giorno e non per ‘ratificare’ una sintesi
frutto di lunghe trattative segrete che hanno come unico scopo quello di creare
un’unità apparente e precaria per il bene di un partito ancora tutto da
costruire.
In realtà la drammatica situazione alla quale ci troviamo confrontati ci offre
la grande opportunità di costruire un vero soggetto politico. A differenza di un
anno fa, oggi abbiamo dei circoli attivi sul territorio nazionale e estero. È
quindi giunto il momento di dare la parola a quella nuova base di militanti che
contribuiranno ad abbattere i vecchi steccati e a costruire un PD le cui
frontiere politiche saranno sensibilmente diverse da quelle immaginate il 14
ottobre 2007. La fase post-veltroniana, dovrebbe consistere, come dice
giustamente Riccardo, nell’inaugurazione di una sana e appassionata battaglia
politica interna che sola potrà contribuire all’elaborazione di quelle idee, di
quello spirito progettuale e di quella creatività sin qui incarnati da molti
circoli e gruppi di lavoro. Strumento di questa battaglia: le primarie.
Ovviamente, bisognerà capire se, nell’attuale contesto, per primarie si intende:
a. il modello adottato il 14 ottobre 2007
b. il modello che consisterebbe nell’organizzare delle primarie in due tempi: 1)
in un primo tempo le primarie di ‘preselezione’ delle mozioni e dei relativi
candidati a Segretario. Queste primarie sono riservate agli iscritti i quali
eleggeranno i delegati delle diverse mozioni; 2) in un secondo tempo, dopo il
Congresso, le primarie aperte a tutti gli elettori i quali sceglieranno tra i
candidati a Segretario selezionati.

Nel primo come nel secondo caso, io sarei propensa a votare per la soluzione
delle primarie. Perché votare per la nomina di un segretario-reggente che ci
chiederà di aspettare gli appuntamenti elettorali di giugno per capire quale
cammino intraprendere? Le polemiche degli ultimi mesi (giustizia, riforme
costituzionali, testamento biologico) hanno infatti dimostrato che le frontiere
politiche del PD non corrispondono più a quelle dei DS e della Margherita. Si
sono venute a configurare delle nuove trasversalità che potranno consolidarsi
solo grazie all’organizzazione delle primarie attraverso le quali i militanti e
gli elettori saranno invitati a discutere e a scegliere tra le diverse mozioni
che concorreranno in vista del congresso.

Sabato scoprirò l’ordine del giorno, i termini entro i quali l’Assemblea
Costituente sarà chiamata a votare/ratificare e se, nel corso della giornata, si
costituiranno degli eventuali gruppi spontanei che si faranno promotori di
proposte alternative a quelle presentate dalla presidenza dell’Assemblea.



Beatrice Biagini:

Dal dibattito sembra davvero che l’assemblea di sabato rischi di diventare la ratifica della reggenza Franceschini.
come abbiamo fatto in passato il circolo di parigi potrebbe presentare un documento (della cui redazione posso incaricarmi insieme a barbara e riccardo) che poi facciamo girare per commenti e aggiunte.

chiediamo ovviamente un congresso subito, preparato con procedure trasparenti e al quale si possano presentare i candidati che vogliano partecipare.
il tesseramento è partito e quindi non credo ci si possa nascondere dietro la scusa che mancano gli iscritti, sta ai circoli fare tessere e la base dimostra di iscriversi se pensa di poter contare nel partito;

ribadisco che secondo me questa è un’occasione per fondare il vero partito democratico, frutto di condivisione di progetti e contenuti (laicità, solidarietà, onestà dei dirigenti, innovazione, merito e democrazia) e uscire finalmente dalperiodo della fusione;

chi ci sta entra e chi crede che i propri valori individuali siano più importanti dei valori delle istituzioni resti fuori dal partito democratico che si fonda sulla democrazia e sul rispetto delle istituzioni.

Riccardo Spezia:

per entrare nel merito, anche in base alla lettura mattutina dell’unità (che credo anche barbara e beatrice facciano visto che stanno in italia, comunque è tutta online nel pomeriggio).
Pare le possibilità sul piatto siano 3, a questo punto:
1) Franceschini reggente e congresso a ottobre come previsto
2) Congresso subito (che non capisco bene però cosa voglia esattamente dire … )
3) primarie come nel 2007 il 19 aprile

il 3) sarebbe fuori dallo statuto a meno che l’assemblea non voti una mozione che probabilemente qualcuno presenterà. Questa ipotesi per me è la peggiore, continuerebbe quella vacuità che ha portato il PD così come sta, sarebbe la vittoria dell’emotività e della plastica, si andrebbe con “candidati da salotto TV”, insomma un porta a porta spacciato per democrazia.

Il congresso subito mi lascia un po’ perplesso sui tempi. Sono d’accordo di aprire la fase che porta al congresso, ma con calma. Pensiamo al medio periodo, e quindi iniziare prima con la conferenza programmatica vera e poi individuare le differenti linee e conseguenti candidati. Questo al livello di tempi può voler dire giugno, luglio, settembre. Purtroppo hanno ragione che in molti posti il tesseramente non è concluso, vi dico solo che a ROMA lo stanno ancora facendo (a ROMA non a Parigi o NY).
Da qui l’idea che le ipotesi 1 e 2 non sono così incompatibili. Un “reggente” o meglio un “arbitro” che gestisca la preparazione del congresso. E credo che in questo Franceschini sia il meno peggio.
Voglio dire solo due cose

1) credo che la nuova fase si debba caratterizzare da un dibattito delle idee ma anche da l’estromissione di tutti i vecchi “big”, e faccio un elenco a braccio: D’Alema, Bersani, Fassino, Rutelli, Veltroni, Letta, Bindi, Parisi, Finocchiaro, Soro etc … e debba essere fatto e condotto anche nello scontro delle idee da una nuova classe che ESISTE sui territori, ma magari non nei salotti televisivi. E a braccio ancora cito: Mogherini, Cuperlo, Scalfarotto, Renzi, Civati, Concia, Meo, Marino etc …

2) credo che sarebbe doveroso, nonché consequenzialmente logico, che alle dimissioni del segretario seguano quelle di tutto il coordinamento

Riccardo Spezia

Leggendo in giro pare che la pseudo diatriba sia “congresso subito” vs “reggenza (Franceschini) per congresso a ottobre”. Francamente non ho una particolare affinità per l’una o l’altra. Un po’ perché mi sono proprio rotto di passare il tempo a discutere di regole, ma vorrei che si iniziasse a parlare, a discutere, a scontrarsi per arrivare a definirli però ai temi veri che riguardano la vita di tutti, italiani in italia e anche un po’ italiani all’estero.
Così vorrei che si parlasse di europee non come un sondaggio per il post-veltroni, ma per l’impatto che le politiche europee avranno nei prossimi anni, per una costruzione di una europa quotidiana, a partire dai cittadini e dai loro diritti (e doveri) uguali in tutta l’unione.
Come si sposa questo con il problema pratico del “che fare ora?” . Credo che per esempio si possa iniziare facendo della già programmata “assemblea programmatica” di aprile un momento vero e aperto di confronto, non affidando un tema ad una fondazione e uno ad un’altra. Vorrei che le fondazioni siano un fenomeno laterale, preparatorio, dei piccoli club per discutere tra amici per esercitarsi, ma che la discussione si svolga tra tutti, condivisa, alla luce del sole.

Elena Pasquinelli

d’accordo sull’analisi del reggente, ma solo se c’è una chiara volontà di iniziare e subito le procedure congressuali, proprio perché sono lunghe, e di andare in fondo col tesseramento, presen tandolo come la carta per scegliere le politiche del pd e il suo segretario

attenzione ai big che si sono già estromessi (D’Alema) e ai finti non-big
D’Alema per esempio è in parlamento, non nelle cariche del partito
questa è già una buona cosa perché il principio: se sei in parlamento non hai cariche di partito e viceversa andrebbe messo nello statuto
ma ci vorrebbe anche una regola sul cumulo delle cariche (verticale non orizzontale):
Cuperlo era segretario della FGCi quando c’ero io, e lo sapete che non sono giovanissima
attenzione a non guardare solo le età, ma a guardare anche al fatto che ci sono persone che hanno fatto sempre e solo vita di partito
per questo sono per evitare il cumulo delle cariche
per me non si tratta di sbattere fuori delle persone (anche se sono d’accordo con le dimissioni di un coordinamento che ha accompagnato un segretario uscente) ma di farne entrare di nuove grazie ai meccanismi delle primarie e di liste non pilotate
con questi due sistemi il problema si risolve da solo

Francesco Avvistati:

Come dopo le grandi catastrofi si fa in solidarietà con le vittime, verrebbe quasi da dire:

Siamo tutti PD.

il che significa anche: il PD siamo noi. C’è Andrea Romano che lo fa meglio di me:

http://andrearomano.ilcannocchiale.it/post/2175853.html

Contrapporre la politica fatta con “la gente” alla politica fatta con “le fondazioni”, però, mi sembra un falso dibattito e soprattutto una cattiva soluzione; chiunque abbia fatto un po’ di militantismo di partito sa che (con la fantastica eccezione del PD Parigi) le sezioni non sono una fabbrica di innovazione e di coerenza programmatica. Né in Italia, né in Francia, né negli Stati Uniti, né in Spagna, ecc.. Le nuove idee nasceranno sempre dalle discussioni tra poche persone; l’equilibrio ottimale sarebbe ovviamente che queste persone si confrontino anche con “la fanga”, e permettere questo dialogo è uno dei ruoli dei militanti.

PS.
Per “uccidere il padre” e voltare pagina, io mi sono (ri)letto “Compagni di Scuola”: http://www.lafeltrinelli.it/products/9788804576761/Compagni_di_scuola/Andrea_Romano.html

Andrea Formica:

Sono d’accordo, anche sul fatto che in realta’ le nuove idee debbano nascere da gruppi piu’ ristretti che non

“tutta la base”….il grosso problema qui e’ che nuove idee nascono anche da persone nuove…le quali stentano
ad emergere per la struttura stessa della dirigenza o di gruppi di potere paralleli ben impiantati.
L’altro grosso problema , decisioni a parte, e’ quello di vincere le elezioni … e qui purtroppo dobbiamo solo
constatare, come disse qualcuno anni fa, che con questa classe dirigente non possiamo vincere le elezioni…
anche se d’improvviso diventassero i dirigenti piu’ lungimiranti della terra…

Sette punti contro la crisi

Il PD ha presentato un piano in sette punti contro la crisi.

A mio avviso importante è il primo punto che chiede una riforma degli ammortizzatori sociali di cui si sente la necessità da tempo ma è diventata fondamentale in periodo di crisi (per motivi sociali e per rilanciare la domanda). Praticamente solo in Italia manca un sistema coerente di minimi sociali (Luciano Canova ne parla sul sito di Nel Merito).
In secondo luogo, degna di nota è la richiesta di tassazione differenziata per le donne che segue una proposta di Andrea Ichino e Alberto Alesina per aumentare l’occupazione femminile, ancora molto bassa soprattutto in certe zone d’Italia.

Buonissima l’idea di dare priorità alle opere immediatamente cantierabili dei Comuni, perché per rispondere alla crisi non si può e non si deve aspettare anni e anni di progetti, VIA etc etc. Ovviamente è necessario un controllo per evitare abusi, corruzioni e appalti truccati, ça va sans dire…
Infine da federalista europeo mi rallegro della novità di bonds europei per finanziare grandi progetti a livello comunitario: non serviranno per superare la crisi attuale, ma per lo meno potrebbero aiutare la costruzione di un’ Europa unita non solo a livello  monetario.
Andrea Garnero, Parigi

Due lettere al Presidente Napolitano dal PD Parigi: difesa della Costituzione e Medaglia al Valor Civile per Beppino Englaro

Oggi alle 18 consegnamo al Console Italiano in Francia due lettere per il Presidente Napolitano.

Nella prima il PD Parigi e l’Associazione Democratici Parigi ribadiscono il loro attaccamento alla Carta Costituzionale ed esprimono il sostegno al Presidente Napolitano che ha difeso e difende la Costituzione.

Leggi: Lettera di Sostegno PD Parigi a Napolitano

Nella seconda lettera chiediamo che Beppino Englaro sia nominato alla Medaglia al Valor Civile della Repubblica Italiana.

Leggi: Lettera a Napolitano per la nomina di Englaro alla Medaglia al Valor Civile

Se questa iniziativa trova il vostro consenso, potete riutilizzare le lettere e inviarle a vostro nome.