Una questione di rispetto

Qualcuno si è chiesto cosa prova una donna a sentirsi dire che il corpo di una donna in stato vegetativo può avere figli?

Non parlo di problemi di bioetica, o di laicità, o di decidere dove comincia e dove finisce la vita.
Vi lascio le questioni spinose, e anche quelle pseudo-scientifiche.
Viva o morta, una cosa è sicura: quella donna non può decidere di avere un figlio.
Ipotizzare che abbia un figlio, è ammettere che un corpo di donna possa essere usato per avere un figlio senza che la volontà di questa donna c’entri per nulla.
Come donna mi sento profondamente offesa da un presidente del consiglio che si permette impunemente di calpestare la sensibilità e la libertà delle donne.
E come donna chiedo al nostro partito di prendere una posizione dura, netta, senza compromessi sull’operato di questo governo.
Che non esita a calpestare né lo Stato né  suoi cittadini. Che finge di chiedere giustizia di fronte alla violenza contro le donne, ma poi non perde occasione di fomentare un clima di mancato rispetto verso le donne, di svuotare le scelte che riguardano il loro corpo di qualsiasi significato e valore.
Che non si giustifichi questa volta e come al solito con un “mi hanno frainteso”, o che almeno lo faccia ufficialmente, con delle scuse alle donne.
E che il PD queste scuse le chieda in maniera ufficiale, nel momento in cui chiederà, spero, chiarimento su un comportamento istituzionale inaccettabile in un paese democratico e dotato di una costituzione.
Vi chiedo, come PD di inviare una lettera ai nostri vertici per chiedere scuse ufficiali da parte del Presidente del Consiglio, da leggere in Parlamento e da pubblicare sui giornali e sui diversi blog del partito
Elena Pasquinelli, Parigi

Una proposta sulla questione morale e il rinnovamento

In seguito alla  discussione di sabato scorso sulla questione morale, vorremmo proporre la costituzione di un gruppo di lavoro che abbia il seguente obiettivo concreto:

l’elaborazione di una strategia per un coordinamento dei circoli, ovvero per una loro organizzazione orizzontale  che non debba ogni volta passare per i vertici.

Il fine e’ quello di far si’ che  la base costituisca un vero soggetto politico rilanciando cosi’ la partecipazione democratica dal basso. La democrazia non si pratica solo con il voto, ma anche attraverso un controllo e una partecipazione costanti esercitati dalla societa’ civile all’interno di ogni partito.

Riteniamo infatti che sia questa  la vera sfida e novita’ del partito democratico. In campagna elettorale sono stati enunciati dei principi che andavano in questa direzione, ma gia’ a partire dalle primarie con le liste bloccate le aspettative sono state disattese. Bisogna rilanciare questo grande progetto democratico, convincere le persone che la loro voce conta e che hanno tutto l’interesse a partecipare alla politica.
Bisogna fare in modo che il nostro partito diventi veramente un esempio per tutta la societa’ italiana di trasparenza, partecipazione e controllo dei vertici dal basso.

Il problema e’: come passare  dalla piccola scala del militante-circolo ai vertici del partito?

A questo proposito dovremmo cercare di rispondere ad alcuni quesiti concreti:

a) come mettere i circoli in relazione tra loro? (Quanti sono i circoli? Esiste gia’ una mailing list comune o una qualche forma di coodinazione? O si puo’ pensare ad un mezzo piu’ efficace di organizzare la base?)

b) quali iniziative far partire dai circoli ? Si e’ parlato di petizioni su questioni concrete (vedi la richiesta di dimissioni di Villari presentata da vari circoli), ma si puo’ pensare anche  al cambiamento condiviso da tutti gli iscritti delle regole per le primarie.

L’innovazione deve partire dal basso: il partito deve essere ri-fondato e deve costituire il luogo e  l’occasione di una vera partecipazione democratica.

Contatto: fantina.madricardo  AT gmail.com