Verso le elezioni – gli incontri del PD Parigi e del candidato Paolo Modugno

Citazione

Nel cammino verso le elezioni legislative, ecco una prima lista degli incontri organizzati da e con il Circolo PD Parigi e il candidato alla Camera dei deputati in Europa per il PD .
Ovviamente la partecipazione è aperta a tutti e tutti sono invitati a venire, ascoltare, discutere con noi. 

Dopo l’incontro di  Paolo Modugno con le associazioni italiane – venerdì  9 febbraio, 19:00 –21:00, Angelini Design Srl, 9 Rue Charlot, 75004 Paris, Francia (mappa)
ecco i prossimi incontri: 


Incontro con il circolo PD Parigi sulle elezioni  – mercoledì  14 febbraio, 19:00 –21:00  nella sala concessa da A.C.L.I. Parigi, 28 Rue Claude Tillier, 75012 Paris, Francia (mappa)


Incontro sulle elezioni con Paolo Modugno, candidato PD alla camera – venerdì  16 febbraio, 19:00 –21:00  presso La Libreria – Librairie italienne et française, 89 Rue du Faubourg Poissonnière, 75009 Paris (mappa)

Scarica il volantino dell’incontro del 16 febbraio alla Libreria


Paolo Modugno al Cinema (con il film “Viva la libertà”)  – sabato 17 febbraio, 11:00 – 13:00, Cinéma du Panthéon, 13 Rue Victor Cousin, 75005 Paris, Francia (mappa)


Incontro coi candidati Franco Narducci e Paolo Modugno
sabato 17 febbraio, 16:00 – 18:00 nella sala concessa da A.C.L.I. Parigi, 28 Rue Claude Tillier, 75012 Paris, Francia (mappa)

Incontro coi candidati Paolo Modugno e Massimo Ungaro
domenica 18 febbraio, 14:00 – 16:45, 15bis Avenue d’Italie (sala hotel IBIS) 75013 Paris (mappa)


Il riepilogo lo trovate anche qui: https://partitodemocraticoparigi.org/calendario/
E qua,  un breve messaggio di sostegno alla candidatura di Paolo Modugno.
Venite, per ascoltare, intervenire, discutere, capire assieme. Liberamente. Vi aspettiamo.
Circolo PD Parigi

Dove votare per i referendum?

Questo messaggio per ricordare che chi è iscritto all’AIRE può optare di votare in Italia se ENTRO il 14 Aprile invia esplicita domanda scritta al consolato di riferemento.

Qui il modulo da sottoscrivere: http://www.interno.it/mininterno/export/sites/default/it/assets/files/20/0004_modulo_di_Opzione_Ref_2011.pdf

Gli inscritti all’AIRE potranno anche votare nel paese di iscrizione al consolato, come nel caso di politiche ed europee. In questo caso riceveranno le schede tramite posta.

Chi ha cambiato residenza dalla data di iscrizione all’AIRE dovrebbe comunicare al consolato la variazione.

[Correzione: la seguente informazione è risultata non corretta. Ce ne scusiamo con i lettori di questo blog: Il votare in Italia o all’estero, nel caso di referendum è molto importante.

Infatti gli iscritti all’AIRE, se votano all’estero, NON contribuiscono a fare quorum. Se votano in Italia invece si.]

Per ottenere quindi il massimo beneficio,  chi intende votare, dovrebbe recarsi in Italia ma solo alle condizioni esposte (domanda al consolato entro il 14 aprile).

Associazionismo all’estero, Comites e CGIE (Maria Chiara Prodi)

quando erroneamente (il Sottosegretario) le definisce (CGIE e Comites) “strutture antiche che non rappresentano più niente”, quando invece sono le più vicine alla gente (poi chiaramente ci sono quelle che funzionano bene e quelle che non funzionano, come i nostri consigli comunali che non brillano tutti per efficienza).

Tutto questo non è  affatto convincente.

Io trovo che un documento di questo tipo dovrebbe dire chiaramente:
A. che almeno nell’ambito europeo si deve votare per lo stato in cui si risiede, e che siamo d’accordo che nell’interim si cerchi di fare in modo che comunque le persone possano esprimere almeno UN voto, ma che é un percorso temporaneo // e magari si danno due indizi precisi sulle discussioni a questo proposito portate avanti in Europa. (e non sarebbe neanche male dire che occorre alleggerire consolati e ambasciate italiane in Europa, by the way).
B. che si dica che alle Europee si vota SOLAMENTE per i candidati del paese di residenza, come punto di transizione A. e per evitare ancora cio’ che é capitato a me, vale a dire seggi con matite copiative che si cancellano, e schede che non si controllano sul posto ma vengono spedite in Italia(diversamente dalle elezioni politiche).
I due o tre consigli presenti nel documento su come migliorare il voto sono giusti, soprattutto validi per l’Australia, il Canada, l’America Latina, diciamo che sono cose di buon senso, legate alle inefficienze attuali, ma non sono certo una visione politica.
Quanto a Comites e CGIE, sarebbe più sano che a “difendersi” fossero loro pubblicizzando best practices e manifestando pubblicamente questa “vicinanza alla gggente” di cui E. Marino parla.
Siam d’accordo che rimandare delle elezioni democratiche (quelle per i Comites) é un ricatto, ma solo perché una decisione netta non siamo in grado di prenderla subito.
E poi nessuno é ancora stato in grado di spiegarmi questa cosa pelosa della distinzione tra associazionismo e politica.
Se i Comites devono esprimere le associazioni presenti nel territorio e I PARTITI ne sono esclusi, allora avrebbe senso che gestissero dei fondi per progetti culturali all’estero e fossero chesso’ affiliati agli istituti di cultura.
Il passaggio che fa totalmente acqua é che, a fronte del sistema elettorale attuale, con candidati espressi da movimenti e partiti politici e votati in libere elezioni, resti il passaggio tra i Comites -> CGIE, cioé tra rappresentanti delle associazioni che diventano rappresentanti di un organo ibrido che serve unicamente come trampolino di lancio per (e si torna al punto di prima) i candidati alle elezioni.
In nessun punto del documento questo passaggio, che é secondo me quello chiave, viene trattato.
La ragione di questo é evidente, é che nessuno, in un territorio cosi’ ampio, avrebbe la possibilità di farsi conoscere e votare con una campagna territoriale, e Comites e CGIE, dando un pochino di rete e di possibilità di farsi conoscere, attenuano questa difficoltà.
Ma non sarebbe più sensato analizzare questa criticità e risolverla (con fondi specifici per la campagna elettorale o con un ruolo più attivo dei consolati, che potrebbero chesso’ dare una pagina del sito o spedire i programmi di tutti i candidati) piuttosto che tenere in piedi un’organo inutile e palesemente distorto rispetto ai suoi fini?
Le premesse ad un serio lavoro sul voto all’estero, secondo me, dovrebbero essere tre: 1. spingere perché l’Europa abbia una sua cittadinanza 2. rivedere le regole di attribuzione della cittadinanza (che un trisavolo italiano permetta ad un argentino di condizionare la politica italiana mi sembra un po’ esagerato) 3. correggere il tiro rispetto agli abusi più evidenti -quindi stampa in Italia delle schede e preferenza per seggi in consolato, con rischiesta di opzione per il voto per corrispondenza-
Per me soppressione del CGIE e riforma dei Comites per farne dei limpidi organi di promozione dell’associazionismo italiano all’estero, sono una cosa evidente. Per voi?

Voto degli italiani all’estero

Una nota da “Inform”

“Gli elettori italiani residenti nei Paesi membri dell’Unione Europea possono votare per l’elezione dei rappresentanti del Paese dove risiedono, oppure, in alternativa, per l’elezione dei rappresentanti italiani.

Anche chi si trova in un Paese UE per motivi di studio o di lavoro può votare per i rappresentanti italiani, presentando all’Ufficio consolare di riferimento, entro il 19 marzo, apposita domanda al proprio Comune italiano di residenza.

L’elezione dei membri italiani del Parlamento Europeo avrà luogo, nei Paesi UE, il 5 e il 6 giugno 2009 (mentre in Italia il 6 e il 7 giugno), presso la sezione istituita dall’Ambasciata/Consolato di riferimento.

Se si rientra nelle categorie di cui sopra, l’elettore riceverà a casa, da parte del Ministero dell’Interno italiano, il certificato elettorale con l’indicazione della sezione presso la quale votare, della data e dell’orario delle votazioni. Qualora non si dovesse ricevere il certificato elettorale, si potrà contattare l’Ufficio consolare competente per verificare la propria posizione elettorale, ed eventualmente richiedere il certificato sostitutivo. Per conoscere l’ubicazione della propria sezione sezione, si potrà anche consultare il sito della sede diplomatico-consolare di riferimento.

Se invece l’elettore desidera votare in Italia pur essendo residente in un Paese UE, deve farne esplicita richiesta, entro il giorno precedente le elezioni in Italia, al Sindaco del Comune italiano di ultima residenza.

E’ vietato il doppio voto: pertanto se l’elettore vota presso le sezioni istituite all’estero non potrà farlo presso quelle presenti in Italia, e viceversa.

Il cittadino italiano temporaneamente in un Paese extra-UE – come militare o appartenente a forze di polizia in missione internazionale [1]; come dipendente di amministrazioni pubbliche per motivi di servizio [2]; come professore universitario o suo familiare convivente [3] – potrà votare per i rappresentanti italiani al Parlamento Europeo, esprimendo il suo voto per corrispondenza.

La procedura da seguire dipende dalla categoria di cui fa parte: se è un militare o un dipendente pubblico, dovrà trasmettere una dichiarazione al comando o amministrazione di appartenenza, entro il 3 maggio; se è un professore universitario, dovrà trasmettere la dichiarazione direttamente all’Ambasciata/Consolato di riferimento unitamente alla dichiarazione sostitutiva dell’atto di notorietà. I familiari conviventi dovranno presentare anche la dichiarazione sostitutiva relativa allo stato di familiare convivente.

Per ulteriori informazioni, si può scrivere all’indirizzo di posta elettronica votoestero09.europee@esteri.it

[1]Appartenenti alle Forze armate e alle Forze di polizia temporaneamente fuori dal territorio dell’Unione europea in quanto impegnati nello svolgimento di missioni internazionali.

[2]Dipendenti di Amministrazioni dello Stato, di regioni o di province autonome, temporaneamente fuori dal territorio dell’Unione europea per motivi di servizio, qualora la durata prevista della loro permanenza all’estero, secondo quanto attestato dall’Amministrazione di appartenenza, sia superiore a tre mesi, nonché, qualora non iscritti alle anagrafi dei cittadini italiani residenti all’estero, i loro familiari conviventi.

[3]Professori universitari, ordinari ed associati, ricercatori e professori aggregati, di cui all’articolo 1, comma 10, della legge 4 novembre 2005, n. 230, che si trovano in servizio fuori dal territorio dell’Unione europea presso istituti universitari e di ricerca per una durata complessiva all’estero di almeno sei mesi e che, alla data del decreto del Presidente della Repubblica di convocazione dei comizi, si trovano all’estero da almeno tre mesi, nonché, qualora non iscritti nelle anagrafi dei cittadini italiani all’estero, i loro familiari conviventi. (Inform)”