In occasione delle imminenti elezioni politiche italiane, alcune categorie importanti di cittadini residenti all’estero non potranno esercitare il diritto di voto.
Ma adottando una forma civilissima e condivisibile di protesta lo faranno comunque ed in molte città europee e nel resto del mondo.
A Parigi, apriranno un seggio dove chiunque vorrà esprimere un voto simbolico lo potrà fare:
Sabato 23 Febbraio in Place du Panthéon dalle ore 12 alle ore 16
Solidarizzando con l’iniziativa riportiamo il comunicato stampa che hanno redatto:
In occasione delle elezioni politiche italiane del 24 e 25 Febbraio, gli italiani non residenti all’estero, esclusi dal dl. 223 del 18/12/2012, stanno organizzando nelle maggiori città europee un’iniziativa di protesta: il 23 Febbraio costituiremo seggi elettorali nelle piazze, nei centri culturali, nelle università estere, a cui tutti gli italiani non residenti potranno recarsi per esprimere il proprio diritto di voto, anche se non avrà valore legale, e dimostrare la partecipazione e l’intenzione degli italiani all’estero di far valere questo diritto, pur non essendo iscritti all’AIRE.
Siamo studenti Erasmus, lavoratori precari con contratti di pochi mesi, ragazze alla pari che studiano e risiedono in Europa per un tempo inferiore a un anno.
Il Consiglio dei ministri del governo Monti il 22 gennaio ha dichiarato, con una discussione sommaria, l’impossibilità di concederci il voto.
La ragione?
Questioni tecniche e “la discrezionalità di scelta che eserciterebbe il Consiglio con questa decisione” che “contrasta con i principi di partecipazione democratica, eguaglianza ed effettività del diritto di voto previsti dalla Costituzione”.
L’abbiamo reputata una risposta beffarda: ledere il diritto di voto di chi si trova temporaneamente all’estero, non solo rappresenta una delle tante falle dell’attuale legge elettorale, ma è ancor più una violazione dell’art. 48 della Costituzione. Questa non-delibera, non cambiando nulla, di fatto limita il nostro diritto di voto. Abbiamo guardato le offerte per i voli praticate da Alitalia, ma non tutti, tra lavoro, impegni universitari e disponibilità finanziarie, hanno la possibilità di tornare in Italia per esprimere il proprio voto.
Attraverso i social network abbiamo creato una rete di contatti in tutta Europa e ci siamo organizzati per manifestare il nostro dissenso e dar voce comunque ai nostri voti (i soli studenti Erasmus sono oltre 25.000).
Tenteremo così almeno di raccontare questi voti che per il nostro Paese non contano.
In un’elezione in cui i temi della distanza della politica dalla cittadinanza e quelli della “rottamazione”, dei volti giovani, del nuovo che avanza, hanno un ruolo primario, noi (giovani, studenti, lavoratori, in Europa per ampliare la propria cultura e vivere un’esperienza profondamente formativa, o per cercare possibilità lavorative che il nostro Paese non offre) veniamo privati della voce e del nostro diritto di esprimerci.
Per mostrare che la nostra voce resiste anche da lontano.
Ci auspichiamo che il nuovo Governo prenda in considerazione questa grave situazione degli italiani temporaneamente all’estero e vi ponga rimedio adeguandosi al resto degli stati europei.